Il libraio di Kabul by Asne Seierstad

Il libraio di Kabul by Asne Seierstad

autore:Asne Seierstad [Seierstad, Asne]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2008-02-10T23:00:00+00:00


Il mattino seguente Mansur si sveglia al grido di richiamo alla preghiera del mullah. "Allahu akbar - Dio è grande" risuona altissimo, come se qualcuno avesse collegato un enorme altoparlante al suo condotto uditivo. Si affaccia alla finestra che dà proprio sulla moschea blu, splendente dei primi raggi del sole. Centinaia di colombe bianche volano su quel luogo sacro. Hanno il nido in due torri erette accanto alla cella funeraria e si dice che se una colomba grigia si unisce allo stormo, nel giro di quaranta giorni diventerà bianca. Si dice anche che una su sette sia un'anima santa.

Alle cinque e mezzo, insieme ad Akbar e Said, si schiaccia tra la folla per oltrepassare la recinzione che li separa dalla moschea. Grazie al tesserino da giornalista dell'iraniano riescono ad arrivare fin sotto il podio. Molti hanno trascorso qui l'intera notte in modo da poter essere quanto più vicino possibile nel momento in cui Hamid Karzai, massima autorità dell'Afghanistan, isserà la bandiera di Alì. Una zona è riservata alle donne - alcune portano il burka, altre solo un velo bianco - l'altra agli uomini. Mentre le donne siedono tranquille per terra, dalla parte degli uomini c'è una calca spaventosa e disordinata. Gli alberi che circondano quest'area sono gremiti di gente. La polizia fa la ronda armata di fruste, ma sono sempre di più quelli che riescono a superare gli sbarramenti. Scavalcano e scappano lontano dalle fruste. Le misure di sicurezza sono molto rigide, dato che sono attesi tutti i ministri.

Il governo fa il suo ingresso con Hamid Karzai in testa, avvolto nel suo caratteristico mantello di seta a strisce blu e verdi. Si veste sempre in modo da rappresentare l'intera nazione: copricapo in pelle di pecora come si usa a Kandahar, nel sud del Paese, mantello tipico delle regioni settentrionali e camicia delle provincie occidentali al confine con l'Iran.

Mansur allunga il collo e tenta di avvicinarsi. Non ha mai visto Karzai dal vivo. L'uomo che è riuscito a cacciare i talebani da Kandahar e che ha rischiato la vita quando un missile americano impazzito si è abbattuto sulle sue truppe. Lo stesso Karzai, pashtun di Kandahar, aveva per un breve periodo sostenuto la causa talebana, sfruttando poi la sua posizione di capotribù del potente clan dei Popolzai per conquistare sostenitori alla lotta contro i talebani. Quando gli americani diedero inizio alla campagna di bombardamenti, lui intraprese un viaggio suicida in motocicletta attraverso le zone calde controllate dal nemico per convincere i consigli degli anziani che i talebani erano ormai spacciati. Si dice che si lasciarono convincere più dal suo coraggio che dalle sue argomentazioni. Mentre la battaglia infuriava nei dintorni di Kandahar e Karzai guidava l'offensiva per riconquistare la città, i rappresentanti dell'ONU riuniti a Bonn lo scelsero quale nuovo presidente dell'Afghanistan.

"Hanno cercato di annientare la nostra cultura. Hanno cercato di soffocare le nostre tradizioni. Hanno cercato di portarci via l'Islam!" urla Karzai rivolto alla folla. "I talebani hanno cercato di insudiciare l'Islam, di trascinarci tutti nel fango, di trasformarci in nemici del mondo intero.



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